martedì, gennaio 12, 2010

Il ritorno

La notizia dell'anno, almeno nel tristo ambiente della Formula 1, è ovviamente quello del ritorno di Michael Schumacher alla guida di una vettura della massima serie. Ovviamente, come sempre, appassionati e "uomini della strada" si sono divisi sul giudizio da dare a questa operazione. Da un lato coloro che sono favorevoli, dall'altro chi lo vede come un "tradimento" di una sorta di contratto a vita con la Ferrari, che il tedesco avrebbe in un certo senso non rispettato (anche se non si parla ovviamente di alcuna carta firmata).

Credo che per giudicare questo tipo di situazione sia necessario prendere coscienza dei motivi che possono spingere un pilota con questo curriculum ad una azione così "rischiosa". Nel passato, non sempre, anzi quasi mai, i "ritorni" hanno avuto effetto positivo, ed anzi hanno rischiato di compromettere quanto ottenuto in precedenza dal pilota stesso. Solo Lauda è tornato da un ritiro, per vincere ancora. Nel 1993 Prost tornò dopo un anno di pausa, ma nel suo caso la sosta era in un certo senso programmata, per tenere conto della situazione in Williams-Renault.

Per Schumacher si tratta di una mossa molto rischiosa: la sua carriera ha infatti ottenuti tanti e tali successi, da rendere molto difficile una "coda" di qualche anno di successo paragonabile. In un certo senso, ha tutto da perdere e quasi niente da guadagnare. Questo almeno per l'opinione corrente.

Il dubbio che mi viene è però che per lui, e molto probabilmente per tutti coloro che fanno sport e competizione, il desiderio di gareggiare e di primeggiare sia tale da rendere snervante assistere alle gare dai box o dalla tribuna, e noioso portare avanti qualsiasi altra attività non competitiva. In questa situazione, cerca per quanto possibile, di tornare a fare ciò che sa fare meglio, e nelle condizioni ideali.

Come si organizza quindi un ritorno "in grande stile" ? Ovviamente, con una squadra vincente, almeno nelle potenzialità. Oggi come oggi, le squadre che possono garantire una buona competitività sono soltanto due: Ferrari e McLaren, o meglio Mercedes, prima solo partner motoristico, ed ora concorrente anche autonomo. Nella situazione corrente di chiusure e contrazioni di programmi, paiono essere gli unici che ancora abbiano intenzione di spendere ed investire in Formula 1. Possono ovviamente sempre sbagliare la macchina e non essere in grado di recuperare, grazie alle regole "anti-spese", ma sono quelli che con più convinzione ancora si impegnano nelle competizioni.

La Ferrari ha dato l'impressione di non volersi spendere più di tanto: aveva già ingaggiato Alonso, per cui prendere anche Schumacher poteva essere uno "spreco", anche considerato che entrambi amano molto essere delle prime donne, senza troppa rivalità in squadra, almeno non esplicita. In quest'ottica, il fatto di aver insistito molto su Schumacher come terzo pilota, in una squadra in cui questo ruolo era già affidato anche a Fisichella, può aver dato l'impressione di scarsa volontà di portare avanti il progetto. La questione del contratto di Massa non sarebbe stato un problema, visto che Raikkonen è stato messo alla porta senza troppi complimenti, anche se con una valigia presumibilmente piena di soldi.

Rimane in pratica la Mercedes, visto che la McLaren ha puntato ad una formazione tutta inglese. In questo senso anche la casa tedesca ha voluto caratterizzarsi in senso nazionale, ingaggiando per primo Rosberg, e poi portando avanti trattative con tutti i piloti tedeschi disponibili. Fino ad arrivare a Schumacher, che fa comunque parte della storia Mercedes, in quanto proprio la casa gli ha permesso di correre ad alto livello, sia nel mondiale Prototipi che nel mondiale di Formula 1. Le strade si sono poi divise, ed anzi Schumacher è stato uno fra i rivali più costanti di Mercedes, ma evidentemente nella testa del management, presumibilmente di Haugh, l'idea non è mai tramontata. Ci sono malumori per quanto riguarda il costo, a fronte di grossi problemi economici del gruppo automobilistico, però va considerato che certi investimenti si ripagano tramite sponsor e ritorno di immagine, basti pensare al fatto che il previsto ritorno di Schumacher aveva fatto impennare nel 2009 le vendite per le gare di Valencia e Monza.

L'unico che corre dei rischi, in questa situazione, è proprio Schumacher, il quale sarà sotto osservazione costante. Il primo errore sarà salutato con: "Ecco, torna solo per fare queste cose, è un bluff", e via ad aumentare qualora le cose non procedano come previsto, ossia con un successo indiscusso, e poco importerà se il problema sia nella macchina o realmente nel pilota. Ma, d'altra parte, se non amasse il rischio probabilmente potrebbe fare un lavoro diverso...

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