martedì, agosto 21, 2007

E ti pareva...

Fisco, Cento dopo il richiamo di Bertone "Anche la Chiesa paghi giuste tasse" - Politica - Repubblica.it

Posto che quanto dice Cento ha una sua ragione di essere, credo che tempi e modi siano sbagliati e che sia il solito tentativo del centrosinistra di perdere le occasioni "buone" per ritagliarsi un minimo di sostegno.

La cosa divertente è che, mentre Cento sostiene che non si deve lasciare che solo la Chiesa parli del fatto che è giusto pagare le tasse, l'Unità di ieri o l'altro ieri riportava nel suo articolo sulle dichiarazioni di Bertone che "Finalmente la Chiesa risponde all'appello di Prodi". Allora, deve parlare o non deve parlare ? Incidentalmente, se è vero che pagare le tasse è un dovere "laico", come dice Cento, è anche vero che in questo modo nessuno che poi voglia rifarsi, per motivi politici, a quanto dice la Chiesa potrà farlo quando c'è di mezzo l'evasione fiscale.

E poi la questione delle tasse da pagare. E' giusta la differenziazione che fa Cento, ma non è colpa (necessariamente) della Chiesa se le leggi sono fatte in un certo modo. Le leggi le fa il Parlamento e sempre il Parlamento le cambia (o meno) a seconda delle situazioni. Quindi Cento, invece di fare dichiarazioni e proporre l'apertura di un dibattito, faccia una proposta di legge per modificare l'attuale situazione. E magari, lo faccia in un momento diverso, perché data l'offensiva leghista contro il pagamento delle tasse, in questo momento tutto il sostegno ai doveri civili in merito è necessario, da qualsiasi parte provenga.


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sabato, agosto 18, 2007

Il Signor Rossi

Visto che tutti continuano a parlarne, a questo punto è il caso che pure io dica la mia sui guai fiscali del "Doctor" Valentino Rossi. A parte l'ovvia banalità che la legge è uguale per tutti, una volta tanto ha fatto dire a Visco una cosa intelligente: non è giusto che un cittadino sotto indagine del fisco, solo perché è ricco e famoso, possa diffondere un "messaggio a reti unificate" in cui spiega la sua versione senza alcuna discussione possibile. Ha sbagliato lui, e sta continuando a sbagliare nella gestione della vicenda, a livello mediatico (cassetta, silenzio stampa, ruolo della vittima, etc.), e hanno sbagliato i telegiornali a dargli quello spazio. Capisco l'esigenza di fare ascolto anche a Ferragosto, però l'ho trovato un modo di dare a Rossi uno spazio inopportuno attraverso un mezzo pubblico (nel caso RAI, ma anche le frequenze Mediaset sono un bene pubblico).

Riguardo al fatto che i media lo avrebbero crocifisso, può darsi che sia vero, però Rossi non deve dimenticare che è lo stesso sistema di informazione che celebra i suoi trionfi e gli permette di "valere", sul mercato degli sponsor, qualche decina di milioni di euro. Ed è lo stesso sistema che gli permette di difendersi pubblicamente, solo perché lui è un personaggio di "interesse pubblico". Quindi farebbe bene a pensare anche a quello che "deve" al sistema dei mezzi di informazione e non farselo piacere solo quando è a suo favore e non quando va contro i propri interessi...

Nulla da dire, sul personaggio sportivo, ma di certo Rossi in poche settimane ha dilapidato un patrimonio di stima "umana" o di semplice simpatia, accumulato in una lunga e brillante carriera presso molti cittadini italiani...

Update del dopo GP : non ho avuto il piacere di seguire per bene tutto il fine settimana dei commentatori della TV italiana sulla vicenda, ho avuto solo il dispiacere di sentire qualche presa di posizione autodefinita "equilibrata". Secondo un personaggio che commenta su Italia 1, la campagna che si è abbattuta su Valentino è solo e soltanto una campagna mediatica dettata da giornalisti ed opinionisti invidiosi di Rossi, che non hanno perso occasione di metterlo in croce, non potendo farlo in altri modi, arrivando a criticarne anche il messaggio di spiegazioni. Qualcuno spieghi a Reggiani che sono gli stessi giornalisti che normalmente Rossi lo incensano in tutti i modi, che hanno permesso al personaggio Rossi di valere quello che vale in termini di soldi (perché l'abilità in sella alla moto non è assolutamente in discussione) e che lo hanno reso mediaticamente appetibile. Se Rossi ha tifosi anche fra persone che normalmente le moto non le seguono, e non le seguiranno quando avrà smesso, il merito è anche dei giornalisti che lo hanno "venduto" bene. Un po' lo stesso che è accaduto per Tomba, al cui ritiro pare che l'intera nazione si sia scordata dell'esistenza di uno sport chiamato sci...


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giovedì, agosto 16, 2007

Stupore ?!?

"Sapevamo dei giocattoli pericolosi" Dichiarazione choc di un dirigente cinese - esteri - Repubblica.it

Ormai molto si è parlato della vicenda dei giocattoli nocivi. Scommetto che non sarà la prima né l'ultima volta che un prodotto cinese risulterà di cattiva qualità. D'altra parte succede anche in produzioni non necessariamente lontane dall'Europa, non si vede perché non debba accadere dove il profitto al momento pare essere l'unica regola da cui tutto discende (e che, incidentalmente, è il motivo per cui tante aziende occidentali ci producono...)

Quello che mi stupisce è il fatto che ci si stupisca (!). In generale, mi pare di poter dire che in Cina la considerazione per l'elemento umano è piuttosto marginale, sia esso lavoratore, consumatore, cittadino o un mix di queste cose. A questo punto, e sempre considerata la stella polare del profitto massimo, non si capisce perché gli imprenditori cinesi dovrebbero farsi problemi a considerare trascurabili i diritti dei consumatori europei. In più, spesso non sono nemmeno loro che "ci mettono la faccia", perché si tratta di sottolavorazioni di prodotti venduti poi da marchi occidentali.

Da come la vedo io, la maniera migliore di cercare di arginare l'invasione dei prodotti cinesi, e magari ricondurre la Cina ad un comportamento, se non virtuoso, un po' meno selvaggio di quello attuale, potrebbe essere di imporre rigorosi controlli di sicurezza sui prodotti (del tutto o in parte) in Cina. In poche settimane si è passati dal dentifricio con antigelo ai giocattoli tossici o pericolosi. Finché si trattava "solo" di prodotti di bassa qualità, si poteva ancora discutere (costa poco, se ti si rompe ti incazzi un attimo e poi ne compri un altro), ma quando questo comincia ad avere conseguenze sulla salute delle persone (e qui ci metto anche la pericolosissima vettura cinese che si è malamente demolita in un normale crash test nei mesi scorsi), credo che nemmeno il WTO possa opporsi a restrizioni. O meglio, non può opporsi al fatto che, per entrare sul "mio" mercato, io imponga (a tutti) le "mie" regole: starà poi ai diversi produttori, compresi quelli cinesi, adeguarsi.


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mercoledì, agosto 01, 2007

Si può fermare il progresso ?

La proposta di Elton John penso sia una di quelle tipiche idee che arrivano fuori tempo massimo. Se davvero la società ha già cambiato il modo di produrre musica e distribuirla, di certo non è "chiudendo Internet" che si risolve il problema. Se oggi la musica non è di qualità, possibile anche se opinabile, forse la responsabilità è delle case di produzione e dei produttori, che, come succede in televisione, nel cinema ed in generale nel mondo degli affari, puntano al risultato immediato e quindi si mantengono su generi e prodotti di sicuro successo. Non investono nel lungo periodo, ma questo non è un problema legato ad Internet, quanto alla tendenza generale dell'economia mondiale. Quindi Elton John dovrebbe prendersela con altri soggetti, che accettano di produrre dischi di bassa qualità, pur di fare un po' di soldi subito. Anche perché poi molto di quello che viene comprato, viene comprato perché le case di produzione lo promuovono a tappeto. Alias, la gente compra quello che sa essere presente sul mercato, cioè quello che viene pubblicizzato. Ed anche qui il fatto che si pubblicizzino prodotti di bassa qualità dipende dalle case di produzione. Io non posso comprare una schifezza di disco, se nessuno ne vende uno. Però se tutti producono e pubblicizzano schifezze, e io so che sono presenti sul mercato solo quei dischi, è ovvio che comprerò quasi sicuramente una schifezza, perché di meglio non c'è, oppure c'è ma nessuno lo sa.

Tra l'altro, dal punto di vista puramente operativo, cosa significa "chiudiamo Internet" ? E le aziende che ci lavorano, o gestiscono i loro affari attraverso Internet ? Dobbiamo ricominciare a mandarci lettere cartacee ? Va bene avversione alle tecnologie, poi nel proprio privato uno fa quello che vuole e decide di non usare il cellulare o Internet. Ma perché tutti gli altri dovrebbero rinunciare alle opportunità che le tecnologie offrono, solo perché qualcuno non le gradisce ?


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