venerdì, agosto 07, 2009

Web e giornali(sti)

Devo ancora capire se i giornalisti, di qualsiasi appartenenza, testata e quant'altro, abbiano un rapporto "sano" con Internet e con il suo pubblico. Prendo ad esempio l'Unità, semplicemente perché mi è capitato di vedere due articoli nello stesso giorno con un tema simile. Si parla della demografia di Facebook, e della "crisi" di Wikipedia.

Il punto non è nel merito degli articoli: è nel fatto che in essi sembra di percepire una specie di malcelata "soddisfazione", quando le cose legate alle varie tipologie di social networking e via dicendo sembrino "andare male". In pratica, la notizia non è che, ad esempio, Wikipedia nei primi 5 anni sia cresciuta in modo notevole, ma il fatto che dopo 5 anni si tenda ad "appiattirsi" sul consolidato. E' ovvio che non si può pensare che tutto crescesse all'infinito come i primi anni, non fosse altro perché è più facile trovare voci mancanti all'inizio, mentre oggi è in effetti più uno strumento di consultazione, che di creazione. Per creare qualcosa di nuovo, oggi, è necessario fare uno sforzo in più, non semplicemente scrivere una pagine di informazioni già note, ma che semplicemente non erano ancora state scritte.

Stessa cosa per Facebook, in effetti può essere che la presenza di "adulti" abbia allontanato una fascia di teen-ager, a cui è poco gradito vedere genitori ed insegnanti anche in uno spazio ritenuto "di svago" (a parte che la mera presenza di qualcuno su Facebook, non "obbliga" alla frequentazione). Anche perché quello che pare di capire sia in corso, non è necessariamente un "esodo", ma una redistribuzione delle percentuali di utenza:

La percentuale dei frequentatori abituali di Facebook e MySpace quest’anno per la prima volta è in discesa nel gruppo tra i 15 e i 24 anni : rappresentava il 55% degli utenti nel 2008, ora siamo al 50. Parallelamente è cresciuta la fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni, passata dal 40 al 46 per cento. E quel che è “peggio” è che ben il 30 per cento degli adulti britannici ha ormai un profilo sui social network: due anni fa erano solo il 21 per cento.


Posto che non ci sarebbe niente di male, pare comunque di capire che la prima "ondata" di utenza abbia coinvolto i giovanissimi, che quindi rappresentavano una fetta molto ampia degli utenti. Ora, l'arrivo di nuovi utenti "adulti" e l'impossibilità o la difficoltà per gli utenti "giovani" di continuare a crescere agli stessi ritmi, ha modificato la distribuzione. Può anche essere, semplicemente, che molti utenti della prima ondata si siano stufati dell'effetto "novità" e siano passati ad altri servizi, ritenuti più interessanti, innovativi, o altro.

Da qui a decretare "crisi generazionali" (per Facebook) o precoci invecchiamenti o addirittura "spegnimenti (per Wikipedia), credo che ne passi...