venerdì, gennaio 25, 2008

Tuttofare

Archiviato il suicidio annunciato del centrosinistra, nel quale si può dire tranquillamente che tutti quanti i partiti ci hanno messo del loro (da PRC a UDEUR, praticamente nessuno escluso, se non forse i socialisti), è interessante leggere su Repubblica la dichiarazione di Berlusconi:

Silvio Berlusconi ha già pronta la data: "Il 13 aprile e con questa legge elettorale, senza ritocchi"


Visto che ha già deciso la data e le modalità, se Berlusconi ci comunicasse direttamente anche il risultato finale, faremmo a meno di spendere soldi e di prenderci la briga di andare alle urne...


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martedì, gennaio 22, 2008

Tafazzi...

Anche stavolta, il centrosinistra fa tutto da solo: silura il proprio governo, mandando quasi sicuramente, in caso di elezioni, al governo il centrodestra, senza che sia stato corretto granché delle precedenti leggi considerate "sbagliate" (alias, Bossi-Fini, Biagi) o non sono state fatte riforme necessarie (legge elettorale, conflitto di interessi). Insomma, si è fatto un buon tagliando al paese, rimesso un po' in ordine i conti, ottenuto il placet dell'UE al risanamento, e quindi è ora di rimandare al timone Tremonti per vedere se si riesce a dilapidare anche questo "tesoretto", come nel 2001.

La cosa divertente è che questo accade proprio dopo che una (estemporanea e per me incomprenisibile) dichiarazione di Veltroni ("Il PD correrà da solo") ha creato tensioni in quella che in teoria dovrebbe essere la coalizione che si presenterà alle elezioni, a questo punto, anticipate. Nel frattempo Berlusconi, senza promettere nulla, ha finto di imbastire un dialogo con Walter, ottenendone questo bel risultato, ma in compenso oggi dichiara: "il centrodestra si presenterà unito, non c'è mai stata una divisione nei valori". Indubbiamente sarà così, quindi avremo da un lato una coalizione unita, a dispetto di tutto, che viene da due comodi anni di opposizione, ed una che ha appena litigato, non si accorda su un sacco di cose (e lo dice apertamente, perché le differenze in realtà ci sono anche nell'altro schieramento), che viene dalla logorante agonia degli ultimi mesi di governo.

Non so perché, ma non avrei dubbi su chi scommettere come vincitore delle elezioni...


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Perché succede questo ?

Repubblica, ma non solo, titola sul fatto che "Crolla la fiducia nelle istituzioni", con tanto di dettagliata statistica, istituzione per istituzione. Più che il risultato in sé, ci si dovrebbe chiedere "Come mai ?" sia per le istituzioni che non hanno mai goduto di grossa credibilità, sia per quelle il cui tracollo appare repentino rispetto alle precedenti rilevazioni (e verrebbe da indicare ad esempio la Chiesa). Significativo anche il fatto che "Le percentuali sono particolarmente basse tra i giovani.", ed anche di questo sarebbe interessante chiedersi il perché.

Posto che per motivi anagrafici non ho modo di dare il mio contributo al secondo quesito, posso cercare di spiegare perché mi ritengo fra coloro che in generale hanno una bassa fiducia nelle istituzioni più varie, con diverse gradazioni a seconda dei casi. In generale, l'impressione che ho maturato è che ormai nessuno, a livello politico e sociale, abbia interesse a presentare una propria visione della società, e poi attenersi, nei comportamenti, nelle scelte e nelle decisioni, a tale visione. In pratica, credo che manchi la progettualità a lungo termine: mancando questa, poi è chiaro che la maggior parte delle decisioni pratiche viene fatta in base a considerazioni di convenienza spicciola e di breve respiro, col risultato di decidere magari una cosa ed il suo contrario a distanza di pochi mesi. A quel punto, è ovvio che l'opinione pubblica rimanga disorientata, di fronte a scelte, e relative conseguenze, inspiegabili e spesso contraddittorie.

A questo punto credo che si ingeneri una scarsa fiducia sull'istituzione in quanto tale, e si preferisca esprimere la propria fiducia alle singole persone, sulla base magari di una conoscenza diretta e non mediata, e quindi restringendola alle persone che si frequentano o comunque con cui si ha modo di confrontarsi in modo diretto.

In mezzo ad un quadro sostanzialmente negativo, perché non ci vedo nulla di buono nel fatto che le istituzioni, soprattutto quelle dello Stato, non siano ritenute interlocutori credibili per i cittadini, c'è un elemento di "speranza", ossia che la scarsa fiducia investe anche i populisti di bass(issim)a lega alla Beppe Grillo, segno che nemmeno gridare in continuazione al "buttiamo tutto all'aria" viene recepito come un progetto concreto su cui basare il futuro del proprio paese.


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giovedì, gennaio 17, 2008

Troppa carne al fuoco

Gli ultimi giorni sono stati sorprendentemente pieni di eventi a loro modo interessanti e degni di commento. A volerne parlare diffusamente, c'è il rischio di scrivere un libro, per cui ci si deve limitare a qualche breve e mirata riflessione.

La prima riguarda ovviamente il caso della Sapienza. Condivido pienamente il giudizio, non so quanto sincero, di gran parte del mondo politico: se l'Università è luogo di confronto, in cui hanno parlato anche personaggi sulla cui chiarezza morale si poteva avanzare più di un sospetto, non si vede perché il Papa non possa esprimere la sua opinione, se viene invitato a farlo. Nessuno nega il diritto di contestare, anche se sarebbe interessante sentire contestazioni su quanto esposto e non "per principio", magari affidandosi ad una interpretazione di una frase di 15 anni fa, o tornando pure a Galileo o facendo la solita lista di delitti e privilegi (magari ricavati dall'indagine faziosa di Curzio Maltese su Repubblica). Può darsi che chi contesta non volesse correre il rischio che un discorso, magari pieno di spunti interessanti o anche solo non attaccabili, non offrisse il destro ad una contestazione "in grande stile". Curiosa poi la richiesta di "reciprocità" (il Papa all'Università solo se poi la domenica fa parlare Odifreddi dal balcone di Piazza San Pietro): questo darebbe ragione ai leghisti, che propongono di concedere luoghi di culto ai musulmani solo quando si vedrà una chiesa cattolica alla Mecca. Visto che di solito non sono giudicati apostoli della tolleranza e del dialogo, non è bello ragionare come loro... La cosa divertente è che poi chi si fa oppositore strenuo dei portatori di dogmi e di verità assolute, pretende poi a sua volta di trasformare la propria posizione nell'unica valida per tutti quanti, e di elevare la propria etica o visione del mondo all'unica valida in mezzo a tutte le altre.
Io forse avrò ricevuto un'educazione scientifica particolarmente scadente, visto che tendo ancora a mantenere separata la fisica (ed in generale le scienze fisiche e matematiche) dalla religione e dalla trascendenza, semplicemente perché in gran parte studiano cose diverse. Ovvio che ci sia un minimo di sovrapposizione, quando si parla dei limiti etici della ricerca scientifica, ma la questione non riguarda solo il cattolicesimo e la Chiesa: ricordo di aver letto un libro edito dall'Unità, dove si parlava dei travagli "morali" dei fisici che studiarono e realizzarono la bomba atomica prima e poi quella all'idrogeno. Quindi il fatto che ci sia comunque da discutere sui limiti morali della scienza mi pare un'esigenza sentita. A quel punto, ognuno ha il pieno diritto di esporre la sua versione, e non è detto che ci sia una "verità" condivisibile da tutti. Insomma, un gran pastrocchio, anche perché dopo due giorni delle goliardate dei collettivi universitari non è più fregato nulla a nessuno, i professori "dissenzienti" hanno tentato una marcia indietro un po' patetica ("non volevamo censurare", ma avevano chiesto di annullare l'invito), mentre il discorso del Papa è stato riportato da tutti i giornali nazionali, mentre senza tutto questo bailame, lo avrebbero sentito le poche persone non addormentate in Aula Magna e forse qualche estratto sarebbe finito dimenticato tra una strage e l'altra nei telegiornali. Insomma, l'Ufficio Stampa del Vaticano non avrebbe potuto fare di meglio per sottolineare l'evento.

Ed ovviamente il secondo "evento" è il ciclone che ha investito Mastella. Ora, il poveretto da mesi, se non anni, è stato preso come esempio (o capro espiatorio) di tutta la classe politica: se questa ha un difetto, sicuramente Mastella lo rappresenta alla massima potenza. Ma questa volta il (buon ?) Clemente ha preso i suoi critici in contropiede: sempre troppo attaccato alla poltrona, disposto a tutto per conservare i privilegi, ed invece si dimette da ministro quando lui e sua moglie sono coinvolti in una vicenda giudiziaria. Certo, ha esasperato un po' i toni della sua requisitoria contro i giudici nell'aula del Parlamento, però chi, sinceramente, si sarebbe aspettato dimissioni così veloci, invece che una torma di ispettori alla procura "incriminatrice" ?

Ma quello che preoccupa, almeno me personalmente, è che su questi argomenti, navigando sui forum che un po' tutti i giornali hanno aperto, ci sono pareri pro e contro sui vari argomenti che sono sinceramente sconfortanti: letture approssimative delle notizie, populismo di bassa lega, appelli al "mandiamoli tutti a casa", siano essi professori, politici, il Papa, gli studenti... insomma, un piattume in cui solo pochi interventi, forse per necessità statistica, sono interessanti e stimolanti, indipendentemente dalla posizione proposta. Se questo è il risultato di un paese con il 43% di popolazione cablata, non c'è da stare molto allegri, a meno che quelli che si esprimono a ragion veduta non siano ancora tutti in attesa dell'ADSL nella propria zona di residenza...


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